Nel panorama della musica mondiale non propriamente mainstream, il progetto solista di Emin Guliyev viene spesso citato come uno dei classici esempi di "metal che viene da parti strane del mondo e si è fatto notare", in questo caso un blackgaze atmosferico (prima, ora è più complicato di così) proveniente dall Azerbaijan.
Dicevo "complicato" perché in realtà Violet Cold ha attraversato un po' tutto: dal blackgaze delle prime uscite ufficiali (non contando gli EP) al misto elettronico atmosferico nero dei giorni nostri, passando anche per soluzioni relativamente più "ortodosse", anche se la missione di Emin è sempre quella di stupire, come dimostra la particolarissima copertina del precedente Empire of Love che ha fatto storcere il naso alle persone più disparate.
Dopo l'intro celestial/puccioso di Venus arriva Shoegaze Rave che è letteralmente quello che ti aspetti dal titolo, strati onirici, blackgaze a voce strozzata e beat drum 'n bass senza mezzi termini. Sulle prime sembra una cosa senza un seguito date le successive Immersive Collapse (un black metal gelido gelido anche abbastanza scapoccioso e un po' sognante) e Getmə (uno strumentale viaggiante blackgaze).
Niente di più falso poiché Artificial Love apre con un pad tunz tunz e tastierato onirico prima di riaprirsi in un blackgaze atmosferico senza perdere la "gentilezza". Chiude tutto Demise, un midtempo black che alterna rallentamenti a riaccelerate ghiacciate pestone con urla demoniache alla Luna.
Səni Uzaq Kainatlarda Axtarıram (che tradotto dovrebbe suonare come "Ti sto cercando negli universi lontani", complimenti alla poesia) dura il giusto e si fa decisamente apprezzare ma non arriva a rendersi davvero memorabile o imprescindibile per l'ascoltatore, con composizioni tecnicamente perfette ma fin troppo dipendenti dal blackgaze della seconda metà del decennio scorso e che poco aggiungono a quanto già detto. Comunque male non fa e lo apprezziamo decisamente per questo.
Comments