Cosa sappiamo dei Drought? Non molto: sono italiani, fanno un black metal timbricamente grezzo ma abbastanza complesso, con un certo numero di influenze "esotiche", i temi delle loro composizioni si rifanno al tantra e allo yoga e hanno pubblicato il qui presente Trimurti sotto Avantgarde. Ma alla fine è più del necessario che serve ad analizzare il loro lavoro, per cui non ci lamentiamo.
Un buon modo per capire quello che suonano è Bharitakara: da un inizio ritmato evolve in un dissonante contorto, pieno di cambi di registro e dinamiche, passando per un vorticismo spigoloso per poi concludere in un lavico possente e ossessivo. Dall'altro lato abbiamo invece Om Tridevaya Namah, la cui evoluzione atmosferica da pulito a distorto (sempre nero) si conclude in una mistica orientaleggiante.
Così come il ricorso ad un tamburato tribaloide nella minimale Transcending the Flesh o la più complicata The Awakening of the Sleeping Serpent, che rendono Trimurti più "indiano" degli ultimi due lavori dei Cult of Fire, mentre Sharpening the Weapons of Inner Revolution e Tantric Supremacy coniugano il già detto con l'attitudine old style di estrazione scandinava, grazie anche ad un lavoro atmosferico gelido nella traccia conclusiva che non è mai di contorno.
Trimurti riesce a farsi apprezzare, e a volte controbilancia una produzione estremamente graffiante con sonorità più organiche e piene, come certi mix di basso potenti e definiti. Un risultato complessivamente positivo e in un certo senso interessante, per quanto a volte abbastanza ancorato a stilemi relativamente consueti.
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