Vuoi fare black metal e recuperare le tradizioni mitiche dei popoli che vivevano sul tuo stesso territorio. E magari vuoi pure aggiungere atmosfere ma soprattutto strumentazione inerente a quel periodo storico. Ecco, il pagan metal è esattamente quello che fa per te. Solo che noi siamo abituati al pagan metal scandinavo coi vichinghi e le valchirie e gli spadoni d'acciaio. I Tezcatlipoca, come qualcuno avrà già intuito, vengono dal Messico e si trovano dunque a parlare di aztechi e compagnia sacrificante.
Va detto che la parte "metal" del suono di Tlayohualtlapelani, più che far riferimento al black atmosferico o al viking, prende a piene mani dal metallo nero più classico, tipo Darkthrone e Mayhem prima maniera: la voce roca gorgogliosa nella devastante Huey Tlatoani, il black zanzaroso semplice di Tlacatl Tlein In Mimiqueh Icah Tlahtoa, il midtempo con batteria vecchia maniera di In Tlilihtec Tzompantli, tutto sembra fare riferimento ad un'ipotetica tempolinea in cui Fenriz è sbarcato nello Yucatan e si è dato all'anticristianesimo precolombiano.
Per quanto riguarda la parte "folk" del disco, abbiamo tamburi da guerra, rumori di giungla, talking su serpenti a sonagli (Macuil Xochitl Icic) e un costante ricorso a questi flauti sfiatosi e spesso dissonanti (cosa che, nel metal estremo, può dire di molto la sua). Mai predominante in vero, ma ciò dà anche l'occasione per svariare sul fronte "duro": Chichimeca, Yaotecatl Ayamictlan è un lento blackdoom con bassone metallico, in una scelta sonora che ricorda certe cose degli Urfaust.
Se si supera la produzione non eccelsa, con la voce che spesso e volentieri sparisce per i fatti suoi nel nero marasma degli strumenti, gli ascoltatori troveranno un disco molto old style e diretto, molto più scandinavo di quello che può sembrare, ma comunque composto e suonato con tutti i crismi di sorta. L'attitudine decisamente non manca a questi signori.
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