Dalle ceneri dei napoletani Whyskeycold Winter nascono i Bird, da cui mutuano il suono southern di partenza declinato in soluzioni più pesanti e psichedeliche, ai limiti del doom, mai in maniera estrema o parossistica. The Great Beast from the Sea è qualcosa di più di un EP e ci porta dei bonus graditi ad un ascolto comunque di suo già bello.
Sul lato A abbiamo infatti l'inno souther/stoner di No Gold for Charon, con tanto di solismi melopsichedelici, seguita dalla cupa e groovy The Suzy Night Tales, dove persino la lisergia dissona in maniera malsana concludendo in un ripetitivo desertico. E mentre Wintertale parte come ballatona rock americanoide per una conclusione scapocciona, Black Control Room chiude tutto tra occult rock, armonizzazioni sabbathiane, lisergia sbrodolata e ascendenza di solismo metafisico.
Ma attenzione, c'è di più: sul lato B abbiamo l'occultismo sinistro di In the Night He Comes (con Silvi Pearl ospite vocale), la spensierata medievale con tanto di tamburelli di La Danse des Cadaveres, un riff che più classico non si può che accompagna Mother of Pain e per finire una cover/jam che nominalmente sarebbe Black Night versione lento/doom con tanto di citazioni assortite qua e là.
The Great Beast from the Sea è insomma un buon lavoro, forse un po' indeciso tra le pulsioni più malsane e l'ossatura più classica, che trovano spesso un buon punto d'incontro nell'attitudine alla jam che traspare da quasi tutti i brani chiamati in causa. Il modo migliore per ascoltarlo è probabilmente quello di lasciarsi trasportare dal suono, facendo occasionalmente attenzione ai piccoli dettagli messi qui è lì, che ampliano l'esperienza d'ascolto.
Voto: 7,5
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