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Immagine del redattoreRedazione Impatto Rock

Supercontinent - Thecodontion


Esame di maturità per il nostro combo preferito di Prehistoric Metal of Death e la loro proposta fatta di bassi fangosi ultradistorti e urla guerresche. E con questo Supercontinent i Thecodontion lo passano decisamente a pieni voti, grazie ad un'evoluzione che consente loro di superare l'auspicabile calo di tensione che questo genere può portare alle tracklist troppo lunghe.


Già nella intro Gyrosia, al solito basso ferroso e tamburato da caverna, si aggiunge una linea melodica lunare e cupa, con un timbro che verrà adottato con successo per il resto del disco, dalla bathoriana Vaalbara alla sciamanica e ripetitiva Pangaea, passando per il war metal marcio e ossessivo di Kenorland, i rallentamenti blackdoom di Ur e le soluzioni più hardcore di Nuna.


Non mancano le aggiunte eterodosse: l'interludio quasi techno di Lerova o quello più tooliano di Rodinia, dove il timbro melodico prima citato evolve quasi in un trillo metal puramente ottantiano. Su Laurasia-Gondwana poi la sorpresa: tra rallentamenti e scapocciate da caverna si inserisce persino una chitarra in modalità ultra-shredding, il tutto senza allontanarsi troppo dalla proposta iniziale.


Mentre Panthalassa ci saluta con il suo chillout quasi dark wave(!) tiriamo le somme per un album che nonostante una certa limitazione di fondo nella scelta timbrica e di genere risulta decisamente più vario e dinamico di molti altri lavori sulla carta più "aperti" ed eterodossi. Quindi complimenti ai Thecodontion per aver tirato fuori un album superiore ai già promettenti EP con cui si sono fatti conoscere.

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