Heavy-doom metal a occasionali tinte hard rock proveniente dalla Puglia, terra di pianure assolate e castelli, che in un certo senso ben si sposano a queste sonorità, nonostante l'attitudine stradaiola di base di certe composizioni, l'epica gotica non l'abbandoni mai del tutto (vedi la psichedelia flautata dell'ipnotica Shadow of Plague).
Nonostante ad una visione superficiale si possa definire tutto come il già citato "heavy doom rock" (Under the Spell, Belphegor) le influenze terze non mancano, e sono pure in un certo senso sorprendenti: Walk Into Sepulchral Haze richiama Spiritual Beggars e Deep Purple, ma soprattutto certi ritornelli grunge o comunque primi '90s, così come Sleep Demon.
Così come fortissima è l'influenza stoner calda e desertica, soprattutto in Maze of No Return, o quella lenta doom dell'epica titletrack, o meglio ancora i solismi old style che culminano nella sabbathiana Eternal Pyre, il cui assolo sembra uscito direttamente dalle dita mozzate di Tony Iommi, recuperate da qualche scavatore di tombe italo-inglese e portate qui a far fischiare come si deve le canzoni.
Se c'è qualcosa a cui manca ai The Ossuary è forse l'originalità: composizioni belle e personali, inattaccabili sul piano formale soprattutto da chi è avvezzo al genere, eppure non sempre davvero memorabili rispetto al panorama mondiale con cui di questi tempi inevitabilmente ci si misura. Eppure nonostante questo difetto, Southern Funeral è il disco perfetto da mettere in macchina durante un'assolata traversata di una delle nostre strade, per cui fateci un pensiero.
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