Italia, 2020, Zona Rossa, chiuso in camera in una sera di Novembre perché non puoi uscire e anche volendo staresti tu e Pino Mauro. Puoi fortunatamente ascoltare quasi tutta la musica che vuoi, quindi in maniera totalmente autoironica decidi di volerti spostare nei deserti californiani degli anni '90 su una decapottabile scassata. Solo che lo fai con i Mr. Bison, che sono di Cecina, per cui ti chiedi se l'invocazione potrebbe mai funzionare.
A giudicare dalla titletrack d'apertura, tra stoner doom col wah lento aperto come non mai, hard rockismi orientaleggianti e giri melopsichedelici, sembrerebbe di sì, così come dimostra l'alienoide Oudeis (che pure mette in mostra i muscoli) o la strimpellata settantiana di From the Abyss, che ben alterna i suoi momenti più rullati e tosti. In Seaward c'è una decisa ispirazione psichedelica e i Mr. Bison ce lo vogliono decisamente far notare.
Per amor di ricercata semplicità, la parte più "classica" rock non è meno presente, come dimostra la zompettosa The Sacrifice o il saltarello hard rock con tastiera fischiona di Underwater, ma soprattutto I'm the Storm che ben coniuga chitarra folkish americana distorta con passaggi più scapoccioni e diretti. A chiudere tutto torna l'estrema psichedelia di The Curse, forse la miglior composizione del lotto dalla partenza più calma e minimale fino alla conclusione di pura epica quasi sabbathiana.
Complessivamente quindi, funziona Seaward? Come comfort music sicuramente, e complice una buona produzione l'atmosfera evocata è quella che ti aspetteresti dalla copertina. Ha purtroppo un insieme di difetti tipico degli album di generi abbastanza codificati, ovvero che suona esattamente come ti aspetti, e pur essendo più che godibile e in certi punti davvero bello, complice anche la professionalità degli esecutori, rimane decisamente nell'ombra delle più grandi ispirazioni che certamente hanno alimentato la composizione.
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