Dopo l'ottimo Dubious Disk e il suo jazz-metal estremo in salsa nintendocore, i Sarmat tirano fuori il loro primo full length Determined to Strike e il risultato è effettivamente quello che ti aspetteresti senza lasciarti comunque deluso. Certo, in un formato di sei tracce per 35 minuti ti aspetteresti meno spazi per evolvere nel free tipico del già citato EP, eppure anche da quel punto di vista stiamo coperti.
La formula è comunque collaudata: c'è il basso ruggente nasale, sia ciccione che metallico (Landform), la batteria alterna complessità fusion a esplosioni brutali (ascoltare Enervated per credere, senza farsi sfuggire la sua conclusione midtempo al tetano), e la chitarra sfuria in uno shredding sinistro e minimale come nei momenti più sperimentali Made in Skolnick: Formed From Filth fonda proprio il suo assalto cerebrale su questi tocchetti di sei corde esili e malvagi.
Ci può essere un jazz (per quanto mortale) senza ottoni? Ovviamente no, e possiamo trovarli ovunque ma con particolare attenzione alla thrashy Arsenal of Tyranny che non disdegna urlate sassofonate oppure meglio ancora Determined to Strike (Dead Hand Cycle Part 1) dove l'ottone raggiunge registri da animaletto torturato tutto sommato azzeccati per l'assalto alla cassa bianca e il vortice di riffoni stoppati che la contraddistingue. Disturbing Advances chiude tutto concedendosi anche un passaggio cool tipo cervello sotto ghiaccio da film anni '50 in una foresta di beat e schitarrate distruttive.
Forse a Determined to Strike manca quel pizzico di malizia in più presente invece in Dubious Disk, eppure stiamo comunque parlando di un lavoro di impatto, ragionato ma anche anarchico e libero al punto giusto, forse più spostato sul metal rispetto all'EP di esordio, ma apprezzabile senza problemi anche dagli amanti del brutal prog.
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