Debutto omonimo per questo duo "interregionale" (un membro a Milano, l'altra a Bari) che propone un black metal in realtà più eterogeneo di quello che sembra, nonostante la preponderanza di una certa componente novantiana.
Le prime tre tracce, che costituiscono più del 70% della musica, sono tutte nel solco della tradizione burzumiana lenta, depressa e ripetitiva, tra il black minimale atmosferico e gli inserti dark ambient, dal lento tremolante ripetitivo di Itinerarium Animi Per Aerumnas alla più dritta ed epica Nox Secunda. Così come può essere ricondotto a Burzum (e non solo) il tastierato ambientale della conclusiva Gnosis.
A rompere la tradizione e risaltare su tutto è però l'ottima Separatio, più ritmata e paganoide, nella stessa scia delle composizioni degli Agalloch più epici e titanici. Non che gli altri brani siano brutti, affatto, ma è quest'ultima a rubare davvero la scena.
La produzione è un lo-fi da cantina con un mastering altalenante, ma mai inascoltabile, a volte minimale, altre volte più stratificato. L'unico vero problema dell'album in sè, oltre al fatto di riprendere stilemi già ben definiti in passato (qui comunque riproposti bene senza passi falsi), riguarda forse la scelta da intraprendere per il futuro: se puntare all'atmosferico depresso o a quello più folkish-pagano. Fino ad quel momento, questo Nattravn rimane comunque un buon ascolto.
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