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Immagine del redattoreRedazione Impatto Rock

Nanoångström - Bast


Dopo il convincente Spectres, capace di dare loro occasioni per farsi conoscere al pubblico del post-metal, i Bast tornano un un nuovo disco che mostra delle convincenti evoluzioni e influenze decisamente black metal, capaci di far definitivamente uscire il gruppo da un filone che, per quanto bello e affascinante, rischia di far rimanere "indietro" certi artisti troppo ancorati ai primi anni 2000.


Buona rappresentazione di tale scelta stilistica è The Beckoning Void: batteria dritta veloce su chitarra atmosferica, scream roco e momenti quasi blackgaze che non annullano la struttura sludge tosta e i riffoni doom ai limiti dell'epico. Stessa cosa per A Red Line Through Black, un puro blackdoom a conclusione psichedelica spazialoide, o per la mastodontica conclusiva The Ghosts Which Haunt the Space Between the Stars, la cui cornice al doom triste e malinconico è una perfetta affermazione di zanzare nere melodiche e atmosferiche.


Sul versante più consono allo sludge atmosferico delle origini, molto debitore delle chitarre acquose e pesanti degli Yob, abbiamo sia la psichedelica cavalcante Far Horizons, con la sua conclusione ipnotica, che l'invocazione ascendente a percezioni extradimensionali elettronucleari della titletrack, con un azzeccato inserto di riff secchi a tempi strani.


Nanoångström è un lavoro che non ha paura di osare, colpisce nel segno con una sapiente commistione di elementi vecchi e nuovi, arrangiati bene e suonati con convinzione, ha forse l'unico difetto in una lunghezza non indifferente, che associata ad un determinato genere rischia di farlo passare come un disco difficile. Solo che non lo è, e i Bast riescono a trasformarlo in pregio, ovvero un lavoro coerente e coeso ma mai monotono.

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