Dopo l'ottimo Feast for Water era inevitabile ci fosse un'attesa spasmodica per il nuovo lavoro dei Messa, capaci di imporsi in pochissimo tempo come una delle realtà più in vista della scena metal italiana, grazie ad una proposta musicale ben riconoscibile, ancorata nel doom metal e caratterizzata da influenze e correnti sulla carta estranee ma ben inserite nel contesto.
Si parte quindi dal loro ormai marchio di fabbrica con in Suspended e le sue atmosfere occulte, riff pesanti, passaggi morbidi atmosferici e fraseggi jazz, le onnipresenti influenze sabbathiane a volte decostruite come sulla conclusione di 0=2 o più secchi e serrati come nella tremolante psichedelica If You Want Her to Be Taken, fino al mix di atmosfera gotica e solismi heavy blues di Serving Him.
A sorprendere decisamente in positivo, oltre allo "scherzo" hardcore stoner di Leffotrak, sono le aggiunte desertiche e più o meno orientaleggianti, che fanno il loro debutto nell'ottima Orphalese tra ottoni sabbiosi, percussioni organiche e giri di strimpellamenti arabeschi e continuano per grossomodo tutto l'album, esponendosi nella più psichedelica e dissanguata Pilgrim, così come in Dark Horse e Rubedo, più genuinamente doom acido o metal quasi classico pur se immerse in queste influenze esotiche esoteriche.
Close conferma e supera dunque le aspettative, mantiene i punti fermi del recente passato del gruppo e li arricchisce con approfondimenti sonori ben graditi, pesati e composti. Un lavoro che nonostante la durata si fa ascoltare con piacere e cresce ad ogni ascolto, invogliando l'ascoltatore in un ciclo apparentemente perfetto di replay. Poche scuse per ignorarlo insomma.
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