Yass-Waddah era un progetto black metal veneto che pubblicò nel 2012 l'ep Cities of the Red Night e poi basta, così, finiti i giochi come tante volte capita ai gruppi musicali. Almeno fino ad oggi, dove il superstite Pietro Baldan riforma il gruppo a Tenerife e pubblica Lights in the Murk, dove il metallo nero delle origini viene affiancato da un certo lavoro di arrangiamenti sinfonici.
Lights in the Murk è praticamente una quarantina di minuti di black violento dritto e veloce, con doppiopedale quasi fisso, riffoni violenti (The Return Home, Mortal Vessel Drained) e tremolo guitar ripetitiva malvagia (Grief). A fare la differenza nei vari brani infatti è più il lavoro di arrangiamento: dai drammi ossessivi di The World, as It Was Sung to Be alle scelte quasi cinematografiche di Projections fino alle soluzioni gotiche di Absent.
Qualche soluzione più minimale c'è sempre, come l'inizio dell'ultima citata o The Ending Arcane, secca e piena di momenti ai limiti del thrash/black ignorante. Ma sono deviazioni: la summa dell'idea del disco possiamo trovarla nella titletrack finale, che inserisce soluzioni da black melodico nei soliti arrangiamenti da romantico sublime gigantesco e apocalittico, con tanto di conclusione di riff secchi de botto senza senso.
Forse Lights in the Murk non dice molto di nuovo e indugia sovente nel comfort del già sentito e del già esplorato, ma grazie all'attenzione spesa agli arrangiamenti e alle dinamiche compositive che in genere non incontriamo nel black metal sinfonico medio, evita di risolvere tutto in un ascolto troppo telefonato e noioso. Se quindi non disdegnate gli inserti orchestrali nel vostro metal estremo, dategli un ascolto che male affatto non farà.
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