Oggi vi presentiamo il gruppo “Ego The Enemy”, death metal band moderna da Milano, con il loro primo lavoro in studio, intitolato “Imperfections”. Ho conosciuto questa band tramite il batterista Norman, e devo dire che non mi aspettavo così tanta qualità, sia dal punto di vista del songwriting che della produzione in un EP di debutto. Talvolta all’inizio si fa l’errore di navigare in budgets troppo bassi e quindi molti gruppi, seppur validi, calcano la strada del low budget, non sapendo che oggi giorno avere prodotti di qualità professionale è il biglietto da visita per potersi presentare ad agenzie, etichette e/o webzines nella maniera migliore possibile. Partiamo dal fatto che il presskit inviatomi è stato molto chiaro e semplice, rispetto a tanti gruppi non ho dovuto cercare nei meandri di facebook o internet informazioni sulle canzoni, sul genere e sulla band stessa. Prima di passare alla valutazione tecnica del riuscitissimo EP (potete dunque già immaginare l’esito di questa recensione), vi lascio un paio di righe per parlarvi degli EGO THE ENEMY:
La band Ego The Enemy nasce nel 2014 da un'idea del bassista Simone Gaggioli, del batterista Norman Ceriotti e del chitarrista Riccardo Di Vattimo. Mentre stanno componendo un EP di 6 canzoni, il cantante Gianluca Dainese entra a far parte della band alla fine del 2015. Un anno dopo Samuele Deiana entra come secondo chitarrista e all'inizio del 2017 Gregory Sobrio diventa il nuovo cantante in "clean". Nel 2018 esce il primo EP della band intitolato "Imperfections", di cui appunto parleremo oggi.
L'EP ha come temi principali dei testi problemi psicologici, filosofia ed il decadimento del genere umano. La prima traccia è "Dinner in the Chasm". La canzone inizia con un intro fusion, per poi essere costituito da forti elementi mathcore con una voce scream/growl davvero interessante; per essere sinceri è un po' acerba rispetto all’intero lotto, trattandosi del primo brano composto dalla band. Non per questo motivo però va bocciato, le miriadi di influenze si sentono tutte e qui il lavoro della sezione ritmica è davvero pregevole. La seconda traccia è "Strangers", il singolo dell’EP, molto più catchy e classica per quanto riguarda la struttura ed arrangiamenti; ho particolarmente apprezzato il mood e la timbrica della voce, davvero sopra le righe! La terza canzone è "Pendulum", in cui un'atmosfera quasi ambient lascia spazio alle influenze djent e deathcore, mi è piaciuto molto questo brano perchè è come se le varie sezioni più calme dessero una tregua all’ascoltatore, per poi trovarsi catapultato in sezioni belle corpose e aggressive! Il quarto brano è "Suspended In Time", il più atipico del lotto, che risulta essere quasi un pezzo di intro e/o di passaggio, non lo avrei collocato in questa posizione di scaletta perchè secondo me spezza un po' il mood, ma questa non è una vera e propria critica, solamente un parere personale. Il quinto pezzo è "Mistakes" ed è un po' la ballad dell'album, nell’intero lavoro è la canzone più tranquilla e melodica ed è quasi interamente cantata in pulito, cosa che fa rendere conto di come il cantato possa rendere in diversi stili senza perderne efficacia. L'ultimo brano è "Illness Cry", è la canzone più lunga dell'EP (oltre 6 minuti e 30) e credo che in essa si cerchi di racchiudere un po' tutte le influenze del gruppo, si fa dal prog, al core ed al death metal. L’idea di questo pezzo non è malvagia, conferma il mood rabbioso, ma anche melodico del gruppo, che centra certi passaggi, ma ne aggiunge anche altri e forse per questo il risultato finale si annacqua, anche per l'eccessiva lunghezza del brano che lo rende prolisso e ridondante; anche qui preciso che trattasi di un'opinione strettamente personale che non sminuisce il lavoro dei ragazzi. A conti fatti, l’Ep ci presenta una nuova band con del carisma, ma anche con qualcosa indubbiamente ancora da perfezionare che, a lungo andare e con l'esperienza, porterà ad indiscutibili, buoni risultati.
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