A 22 anni dallo scioglimento, i tarantini Funeral Oration riprendono in mano il moniker e rispuntano con questo Eliphas Love. E come suona Eliphas Love? Potremmo dire senza troppi problemi che, produzione più curata a parte, sembra proprio che questi 22 anni non siano mai passati.
Tutto il disco potrebbe essere ascritto a quel black metal novantiano un po' sinfonico e molto teatrale, a metà tra i Dimmu Borgir e i Satyricon, come possiamo apprezzare rispettivamente nella tastiera vampirica e nei riff a saltarello horror di Furor Eretico, così come nella strumentale Marcia Funebre, dalla dinamica crescente in un epica a sei corde malinconica.
A farla da padrone è forse la parte lirica, tra registro vocale teatrale a forma libera e liriche conseguentemente variegate, su tutte Anatema di Zos, forse il miglior connubio tra composizioni classicamente horror black e diretta ricerca espressiva, come di stesso avviso sono le conclusive Tregenda e Vuoto Mistico.
Quindi Eliphas Love sembra un disco del 1997 registrato e prodotto con strumentazioni e conoscenze dei tardi anni 2010, eppure nella sua non certo eccelsa originalità fa comunque una discreta impressione per la genuinità di chi in queste cose ci è nato e si è sempre mosso, senza dover ricorrere a imitare qualcosa di concettualmente rischioso per quanti stilisticamente molte volte approfondito.
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