top of page
Cerca
Immagine del redattoreRedazione Impatto Rock

De Flammis et Dei Ruina - Canticum Diaboli


Se dovessero inventare un modo per misurare in una scala decimale il tasso di "vecchia scuola", con i veneti Canticum Diaboli uscirebbe un valore vicino al dieci: De Flammis et Dei Ruina sembra uscito dagli ultimi anni '90, col suo tosto black scandinavista satanico (declinato in occultismo italico medievale) con occasionali incursioni melodiche. Ciò non significa che sia tutto scontato e anzi, la personalità alle composizioni non manca mica.


Che siano le velocissime brutali Alba Nera e Nox Profana, o le improvvise toste mazzate chitarra/batteria di Tempesta, il disco sa decisamente come picchiare il cervello dell'ascoltatore, rimanendo su dinamiche mediamente varie ma comunque decisamente improntate alla velocità ossessiva. Quando rallenta, come in Misantropia, sa comunque come graffiare grazie allo scream tagliente vampiresco.


Menzione speciale per la grandiosa Laus Ultima, che tra occasionali tastierati transilvanici, riffoni muscolari, scapocciamenti su melodie gotiche e vocione ritualistico romanico millenario evoca i Marduk più esagitati di metà anni 2000 con una disinvoltura invidiabile, senza perdere un minimo di serietà ma evitando di sfociare in un asettico elitarismo fuori contesto.


Come già detto, ai Canticum Diaboli non manca la personalità, anche se l'ascolto di De Flammis et Dei Ruina va consigliato a chi non disdegna il rifugiarsi in una comfort zone di sonorità già conosciute e in un certo senso definite. Non fa gridare all'unicità della scelta compositiva, e all'ascoltatore più smaliziato, che vuole sorprendersi ogni secondo, può interessare meno. Chi cerca invece una proposta solida e genuina avrà pane per i suoi denti.

29 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page