E complimenti agli Extirpation che un po' dal nulla tirano fuori uno dei dischi migliori di questo 2019: A Damnation's Stairway to the Altar of Failure è un compendio di thrash/black metal suonato come Pazuzu comanda, un po' derivativo nei punti giusti (tipo dei Vektor più zozzi e malsani) ma diretto e preciso come poche cose al mondo. E in questo, soprattutto se fai questo genere, ti porti a casa l'80% del lavoro.
Perché ok il tremolo picking, lo scream graffiante e il diavolo, ma se prendiamo ad esempio (Inevitable) Sufferance la differenza la fanno i riffoni californiani anni '80, seppur in chiave nero/amfetamina. Stessa cosa per i break zompettosi (che anticipano le ripartenze scandinave) di Soul Pact o per le cavalcate ottantiane di Into Disease, ma soprattutto per il climax vorticante heavy epico di Faith of the Parasite, che si azzecca dietro il cranio come una zecca (appunto).
Sul lato più demoniaco della composizione, invece, abbiamo i riffoni meloblack di certa fattura in Stasis, così come l'ambizione della titletrack in doppietta finale, tra rumorismi horror, drittoni neri quasi atmosferici, soliti break epici di chitarre pesanti, cambi di ritmo ossessivi e ripartenze tremolanti avvolgenti. Non prenderanno il sopravvento sulla base thrash del disco, ma ci piace comunque.
Gli unici difetti, se così si possono chiamare, risiedono nel derivatismo già menzionato prima: suona esattamente come un mix di thrash e black che qualcuno potrebbe immaginare conoscendo bene i due generi di partenza, togliendo un minimo di effetto sorpresa. Però A Damnation's Stairway to the Altar of Failure è talmente fatto bene in tutte le sue altre sfaccettature che una cosa del genere viene praticamente oscurata senza troppi pensieri, per cui tanto vale ascoltarselo senza troppi pensieri per apprezzarlo in tutte le sue particolarità.
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